Di eroina, di anni ’80 e di Edinburgo*

Pubblicato: 17 settembre 2012 in di libri
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Alla fine ce l’ho fatta: l’ho finito ieri. C’ho messo due mesi buoni, ma non perché Skagboys sia un libro pesante; no, tutt’altro. Il problema è che è scritto in scozzese**, che è una lingua che assomiglia all’inglese più o meno quanto lo spagnolo all’italiano. Ok, forse un po’ più somigliante. Però Skagboys non è scritto nello scozzese che parla – che so – Alex Ferguson in conferenza stampa. No, è scritto nel dialetto di Leith, che è il quartiere del porto di Edinburgo, e come tutti i quartieri portuali è malfamato assai.

Dunque uno per interpretare una frase del tipo (scelgo a caso e mi scuso per le oscenità, ma sapete com’è, il quartiere malfamato): “- Well, it’s doon tae that cunt, ah goes, then ah changes the subject cause ah dinnae want tae talk aboot ma fuckin brar. – Aye, n ye took us tae Easter Road n aw”. Dicevo, per interpretare una frase del genere uno ci mette un po’ più che se non la leggesse in inglese oxfordiano (ammesso che uno abbia voglia di leggere un libro scritto in inglese oxfordiano), e anche se dopo un po’ ci si fa l’abitudine, il tempo di lettura alla fine risulta aumentato di un buon 15%.

Comunque, Skagboys è il prequel di Trainspotting. La consapevolezza di questo fatto nella lettura mi ha cambiato poco o nulla, perché io Trainspotting non l’avevo letto e il film l’ho visto una volta quando è uscito al cinema, nel ’96, e forse una volta in tv, un paio d’anni dopo. Comunque non ne ricordo nulla, a parte la scena nel cesso del pub e il neonato che gattona sul soffitto. E la droga, ovviamente. Già, perché Trainspotting era un libro sulla droga, e Skagboys non poteva essere da meno (skag è uno dei molti nomi dell’eroina). Diciamo che se un giorno vi viene voglia di capire cosa si prova a farsi di droghe pesanti senza correre i rischi legali e di salute connessi a tale esperienza, potete leggere questo libro.

Ovviamente non si parla solo di droga, ma lo skag è il fil rouge che unisce le disastrate vite di un gruppo di adolescenti ai quali la vita nella Scozia degli anni ’80 offre in alternativa disoccupazione, alcolismo, famiglie disastrate, case popolari fatiscenti o violenza hooligan. Per tutti, ma non per Mark Renton: il protagonista più protagonista del romanzo ha in mano tutte le carte per riscattarsi dallo squallore di Leith: un’intelligenza al di sopra della media, una carriera universitaria ottimamente avviata e una bellissima ragazza di cui è follemente innamorato, che lo ricambia. Eppure anche Renton viene trascinato nel vortice dello skag, ed è anzi forse quello che va a cercare la dipendenza in maniera più lucida di tutti. Il perché lo si scopre andando avanti con la lettura, ed è un motivo decisamente spiazzante, in tutta la sua banalità e tragicità.

Avrete capito che Skagboys mi è stata lettura decisamente gradita, anche se molto inquietante. Soprattutto se a livello anagrafico uno sta più vicino ai genitori dei protagonisti, più che ai protagonisti stessi.

*Pare che la grafia corretta in italiano sia “Edimburgo”, ma a me piace restare affine al nome originale

** È vero ovviamente se si compra la versione originale. Quella tradotta, credo edita da Guanda, temo sia scritta in un italiano neutro che non parla nessuno.

commenti
  1. ilbuendia ha detto:

    Avendo letto il sequel di Trainspotting non potrò di certo perdermi il prequel, mi pare ovvio.
    Se poi dici che la lettura è stata decisamente gradita allora ok, è fatta.
    E d’altronde a Irwin Welsh glielo devo.
    Ovviamente per me versione tradotta in italiano anche se devo dire che non è sempre un italiano neutro cioè ci sono una serie di espressioni tradotte che anche se non lo sai ti dicono ” stai leggendo Welsh”.
    (e sempre forza Hibernians)

  2. 'povna ha detto:

    Mi ispira: ma lo scozzese, lo ammetto, mi mette a dura prova, io che faccio la signorina perbenino tutta R.P…. Diciamo magari tra un po’, quando sono andata a regime con il nuovo anno.

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